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Allarme incidenti nella sanità pubblica: uno ogni 9 giorni

Sanità pubblica Redazione DottNet | 13/06/2018 21:43

Un terzo è legato all'attività chirurgica, il 18% per errori di diagnosi

Aumentano gli incidenti e gli errori sanitari denunciati alle assicurazioni: nella sanità pubblica, tra il 2004 e 2016, sono cresciuti del 2,9% l'anno, con una media di 39 sinistri per struttura nel 2016, cioè 1 ogni 9 giorni. Un terzo dei sinistri è legato all'attività chirurgica, mentre il 18% agli errori diagnostici. Lo segnala la nona edizione del report MedMal Italia di Marsh, che ha analizzato oltre 10mila sinistri relativi al periodo 2004-2016 in 40 strutture. Anche quest'anno, in cima alla lista dei sinistri più frequenti, si confermano quelli legati all'attività chirurgica (34,9%), seguiti dagli errori diagnostici (18,5%), le cadute accidentali (10,3%) e gli errori terapeutici (9,4%).

Gli errori da parto si riducono di frequenza, attestandosi al 3,9%, ma si confermano tra quelli più importanti dal punto di vista economico con un valore medio liquidato di 406.000 euro, contro un costo medio liquidato per sinistro che si attesta sui 68mila euro. L'unità operativa con richieste di risarcimento danni rimane quella di Ortopedia e Traumatologia (14,9%), seguita da Ostetricia e Ginecologia (11,4%), Chirurgia Generale (11,3), Pronto Soccorso (9,5%) e parti comuni dell'azienda sanitaria (7,2%). Quanto al tipo di evento, l'errore chirurgico è quello prevalente in Ortopedia e Traumatologia, Chirurgia generale e Ostetricia e Ginecologia, mentre al Pronto Soccorso gli errori diagnostici (65%). Nelle parti comuni invece gli eventi più frequenti sono le cadute accidentali (72%). Una situazione che, secondo Costantino Troise, segretario dell'Anaao Assomed, principale organizzazione sindacale della dirigenza medica, è il risultato anche delle difficili condizioni in cui sono costretti a lavorare medici ed operatori sanitari ormai da anni.

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"E' una questione annosa. Il taglio degli organici e dei posti letto, la pressione delle aziende sulla quantità e i tempi delle prestazioni da dare incidono negativamente sulle cure - sottolinea - Se si è costretti a lavorare con turni massacranti, senza poter godere dei riposi e delle ferie dovute, si è più esposti al rischio di eventi avversi".   Inoltre, a far lievitare i costi assicurativi, rischia di esserci un altro fattore: solo il 54% dei medici nell'ultimo triennio è stato in regola con i corsi di aggiornamento di Educazione formativa continua (Ecm). E come rileva Consulcesi Club, organizzazione di riferimento per oltre 100mila medici, "il mancato aggiornamento puo' costituire un elemento critico, in caso di contenzioso, di eventuali profili di responsabilita' professionale. Anche i costi assicurativi rischiano di essere molto piu' salati per gli inadempienti". 

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